Buone le prime esperienze con l’accoppiamento automatico

L’introduzione dell’accoppiamento automatico è riuscita: l’esercizio si svolge prevalentemente senza difficoltà. Anche il personale di manovra reagisce positivamente a questa innovazione. Solo l’esercizio misto pone nuove sfide. Un primo bilancio.

In una fredda giornata di novembre, un gruppo di collaboratori del servizio di manovra della stazione di smistamento di Limmattal (RBL) si incontra per la pausa caffè. Il consenso è unanime: l’accoppiamento automatico funziona bene e ha il vantaggio di richiedere uno sforzo fisico molto minore. Per sganciare i carri, infatti, basta una sola mossa, cosa che rende il processo di lavoro molto più semplice e sicuro, eliminando i rischi d’infortunio per gli addetti alle manovre. Lavorare giorno dopo giorno in balia delle intemperie basta e avanza. Quindi, anche se tutti ci hanno fatto il callo, accolgono con favore questa innovazione e ne apprezzano i vantaggi. L’esercizio misto − che combina l’accoppiamento automatico e l’accoppiamento a vite − crea invece qualche problema. «Le procedure previste dall’esercizio misto sono diventate un po’ più complesse», concordano i collaboratori. Per svolgerle correttamente occorre stare più concentrati e attenti che mai.  

Grande entusiasmo

Il personale di manovra di Marco Hagmann, responsabile del team di Dietikon, era stato coinvolto già nella fase di test. «Il progetto pilota ha entusiasmato gli uomini sin dall’inizio». Per poter familiarizzare in modo più approfondito con questa nuova tecnologia, hanno addirittura sacrificato i loro giorni liberi per partecipare alle formazioni. Ben consapevoli che tutto ciò avrebbe comportato un cambiamento, hanno accettato di buon grado la fase di transizione all’esercizio con un solo operatore (vedi riquadro alla fine). 

Ritorno alla calma

Anche un paio di chilometri più in là, dal personale di locomotiva, il bilancio è positivo. «Nel nostro lavoro quotidiano è tornata la calma e le problematiche sono sempre meno», dichiara Beat Koch, responsabile del personale di locomotiva RBL. Poco dopo l’avvio del progetto, è stato necessario rinnovare e sostituire la spina dell’apparecchio di commutazione, dato che per il lavoro manuale era stata sviluppata in filigrana. Il problema è stato rapidamente risolto e la nuova versione è già in funzione. È stato un grande sollievo per tutti riuscire a correggere la situazione così in fretta. Punti critici sono invece il lavoro supplementare e gli spazi ristretti per manovrare le locomotive. Le proposte di miglioramento sono già state trasmesse al team di progetto. 

Nuove conoscenze

Anche Philipp Thalmann, responsabile del progetto Automazione, e Aldo Smania, responsabile del progetto pilota Automazione, sono sollevati. Entrambi volevano andare sul sicuro e introdurre l’accoppiamento automatico solo dopo aver risolto tutte le incognite. Dall’avvio del progetto, l’esercizio procede in gran parte senza intoppi. «Ce l’abbiamo fatta», esulta Aldo Smania. Anche perché i carri circolano in un sistema chiuso, nella rete del traffico combinato interno.  

Una delle principali sfide emerse durante lo sviluppo e l’introduzione è stato unire questa complessa tecnologia e i nuovi processi lavorativi con le precedenti tecniche di manovra. Ed è quanto siamo riusciti a fare. Già nella fase di test è stato possibile maturare importanti esperienze per lo sviluppo della prossima generazione di materiale rotabile. Sono anche stati condotti accertamenti e adottati provvedimenti per l’esercizio invernale, grazie a test svolti in una speciale camera climatica: l’accoppiamento automatico ha superato la prova del freddo. La direzione del progetto era ben consapevole del fatto che il nuovo sistema avrebbe mostrato le sue peculiarità e le sue problematiche solo durante l’esercizio reale e che solo allora sarebbe stato possibile procedere ai necessari adeguamenti tecnici. «In questa fase abbiamo imparato molto per i passi successivi», spiega Philipp Thalmann. Ecco perché è stato fatto tutto il possibile per risolvere rapidamente i difetti tecnici. 

Prospettive future

«Sarà il pacchetto completo a dare i maggiori benefici», conclude Philipp Thalmann. In altre parole: sarà possibile sfruttare l’intero potenziale di questa innovazione solo quando anche altri attori seguiranno, come i detentori privati di carri, e investiranno nel loro parco veicoli. Solo così si potranno attuare le innovazioni tecniche sull’insieme della rete e coordinare al meglio i processi produttivi. I clienti e i detentori di carri hanno reagito con entusiasmo: il progetto gode di ampio consenso. Siamo quindi pronti per la prossima fase di ampliamento. 

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